FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 13 gennaio/marzo 2009 Nutrimenti |
LA POESIA DI ALFONSINA STORNI di Alessio Brandolini |
In fondo al mare c’è una casa di cristallo Alfonsina Storni |
Nata il 29 maggio 1892 in Svizzera, nel Canton Ticino (Sala Capriasca), Alfonsina Storni emigra con la famiglia in Argentina (San Juan, poi Rosario) quando aveva solo quattro anni, ma è nella parte svizzera italofona che apprende, dai genitori Alfonso Storni e Paulina Martignoni, a parlare la lingua italiana.
Alcune riviste importanti (tra le quali “Mundo argentino”) accolgono i suoi testi poetici e nel 1916 pubblica la sua prima raccolta, La inquietud del rosal (L’inquitudine del roseto) in cui gli aspetti sensuali della sua poesia si affiancano a una dura critica al sistema generale, a una sfida al maschilismo imperante ovunque, alla denuncia dell'impossibilità per una donna di vivere la propria libertà, la propria indipendenza.
Quattro raccolte in quattro anni e così, dopo enormi sacrifici, Alfonsina Storni, riesce a crearsi un proprio spazio letterario, a raggiungere una buona notorietà e il suo nome comincia a giare anche all’estero. Frequenta spesso Montevideo, cosa che farà fino alla morte, allacciando buone amicizie con scrittori uruguayani, come Juana de Ibarbourou e, soprattutto, con Horacio Quiroga, con il quale vivrà un’intensa relazione.
Nel 1925, poco più che trentenne, pubblica la sua quinta, rilevante raccolta: Ocre (Ocra), lavoro più maturo, complesso e stratificato dei precedenti, che segna anche il culmine della breve traiettoria poetica di Alfonsina Storni. Qui la sofferenza è meno personale, si slarga lo sguardo, le immagini spesso sono ironiche e taglienti. C’è sempre la rivolta, ma ora è soprattutto esistenziale e si è fatta più generale. Il bersaglio non è solo l’uomo, anche la donna deve liberarsi dei pregiudizi, dei luoghi comuni e vivere pienamente la propria intimità, così come il proprio corpo. La Storni anticipa tematiche poi sviluppate in America negli anni sessanta, è su posizioni, per l’epoca, “ultramoderniste” (è lei stesa a rendersene conto e a scriverlo), per questo molti critici l’accusano d’immoralità, di “denigrare l’uomo”. Anche la rivista letteraria “Martín Fierro”, diretta dal brillante e giovane Jorge Luis Borges, l’attacca, soprattutto per lo stile poetico diretto “da confessione”, poco metaforico.
Nel 1935 gli diagnosticano un tumore, viene operata a maggio e le asportano un seno. Inizia le cure per bloccare il male, ma scivola nella depressione.
se lui chiama di nuovo per telefono digli che non insista, sono andata. Testo che ispirò la notissima canzone Alfonsina y el mar di Ariel Ramírez e Félix Luna, nel corso degli anni interpretata da numerosi artisti (come Mercedes Sosa):
quali nuove poesie sei andata a cercare? (…) e se chiama non dirgli che ci sono digli che Alfonsina non torna. In molte poesie Alfonsina Storni aveva parlato della morte nel mare, visto come casa-tomba, fluido luogo di quiete infinta, da contrapporre alla pesantezza della terra: luogo di lotta quotidiana, e di pena.
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POESIE DI ALFONSINA STORNI
DOS PALABRAS
Esta noche al oído me has dicho dos palabras Dos palabras tan dulces, que la luna que andaba Tan dulces dos palabras Tan dulces y tan bellas Oh, mis dedos quisieran (de El dulce daño, 1918)
All’orecchio questa notte mi hai detto due parole Due parole così dolci, che la luna che passava Due parole così dolci Così dolci e così belle Vorrebbero le mie dita (da Il dolce danno, 1918)
Tengo el presentimiento que he de vivir muy poco. (de El dulce daño, 1918)
Ho il presentimento che vivrò molto poco. (da Il dolce danno, 1918)
Hombre, yo quiero que mi mal comprendas, (de Irremediablemente, 1920)
Uomo, io voglio che tu comprenda il mio male, (da Irrimediabilmente, 1920)
El día que me muera, la noticia Y allá muy lejos, en un pueblecito (de Languidez, 1920)
Il giorno in cui morirò, la notizia E là molto lontano, in un paesino (da Languidezza, 1920)
Porque yo tengo el pecho blanco, dócil, Tú, la mano perversa que me hieres, (de Languidez, 1920)
Perché io ho il petto bianco, docile, Tu, la mano perversa che mi ferisce, (da Languidezza, 1920)
Tristes calles derechas, agrisadas e iguales, Cuánto vagué por ellas, distraída, empapada Si en una de tus casas, Buenos Aires, me muero Que entre tus calles rectas, untadas de su río (de Ocre, 1925)
Tristi strade dritte, ingrigite e uguali, Quanto vagai da quelle parti, sbadata ed intrisa Se in una delle tue case, Buenos Aires, morirò Che tra le tue strade dritte, unte dal suo fiume (da Ocra, 1925)
En el fondo del mar A una avenida Un gran pez de oro, Me trae Duermo en una cama Un pulpo En el bosque verde Y sobre mi cabeza
In fondo al mare A una strada Un grande pesce d’oro, Mi porta Dormo in un letto Un polipo Nel bosco verde E sulla mia testa
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini.
in Italia sono state pubblicate le antologie:
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