È risaputo, chi lavora e crea con le parole è un mezzo stregone: mette assieme e mescola, dosa alla perfezione (quando ci riesce) e poi dal nulla viene fuori una storia, “inventa” una poesia, “scopre” un romanzo. Non a caso Leonardo da Vinci parlava del poeta come di un inventore.
Così il titolo del nuovo libro di Laura Ricci, La strega poeta (LietoColle, 2008) se a un primo impatto può stupire (per via delle reminescenze legate alla funesta storia dell’Inquisizione) leggendolo ci si rende conto che, più di un motivo, induceva questa raccolta poetica a reclamare per sé, nel suo farsi (crearsi) giorno dopo giorno, questo titolo. Infatti, se nella prima parte (“riletture”) si traccia e si fa rivivere in brevi e intensi testi la storia degli inizi della poesia, a partire da Omero, privilegiando un punto di vista femminile e sensuale: Elena, Eloisa, Angelica, Giulietta, Cleopatra... nella seconda parte (“re minore”) la scelta strategica e stregonesca del titolo si palesa fin dal primo testo, quando al deserto (di vita e d’amore) si dichiara di preferire il fuoco (“non c’è di là il fuoco / dell’assoluto ardente / - c’è il deserto”). Quindi, si fa la precisa e irrevocabile scelta di mettersi con convinzione dalla parte dei ribelli, degli anticonformisti, delle streghe, ovvero di stare nella zona delle fiamme e, insieme, delle “favole antiche” (le passioni, i ricordi, la storia, le pulsioni sessuali...) che danno tenacia e raddoppiano le forze.
È strano, conoscendo la mitezza dell’autrice, che in questa prima densa metà del libro sia presente una costante tensione alla lotta, al conflitto (“nulla esiste assoluto / nulla senza un contrario ha senso”), ma questo in fondo non fa che ribadire (se ce ne fosse bisogno) che spesso le apparenze ingannano davvero, e parecchio, o, più esattamente, che la dolcezza e la serenità d’animo non escludono affatto il coraggio delle proprie scelte, come quella di seguire la musica, la passione, la poesia anche quando “l’umana dimensione / è piuttosto la prosa”.
Nella terza parte del libro “il diritto di essere gentili” si mostra più nettamente il timbro e la natura – umana e poetica – di Laura Ricci, alla quale si accennava, e che solo apparentemente si situa in contrasto con le due parti precedenti della raccolta. In realtà non è che l’altro indispensabile risvolto della sua poetica che, verso dopo verso, si dispiega in questo libro prezioso, ovvero l’altra faccia della luna.
Non a caso i testi qui raggruppati si ricollegano a quelli della raccolta uscita nel 2006, Voce alla notte (LietoColle), ma qui il vocabolario è più luminoso e attento a ogni tipo di riflesso, come se si spostasse (anche poeticamente) dalla notte, dal buio verso la luce:
Qui si concede più spazio ai fiori (di campo o coltivati), ai germogli, ai prati, alle calde primavere, agli splendori settembrini, per poi, infine, rivendicare a chiare lettere “il diritto a esistere col cuore / quello di offrire parole d’amore / l’ostinazione della poesia/ il mal di pancia della nostalgia”.
La quarta e ultima parte del libro è quella che presta il titolo all’intera raccolta, “la strega poeta”, e fa il punto delle riflessioni esistenziali e poetiche (che qui implicano sempre anche scelte di vita) dell’autrice, della sua “umiltà di esistere”, ma con una partecipazione sempre vigile, partecipe e combattiva. Allora i testi si ricompattano, provano a dire di più, a tracciare una mappa delle proprie emozioni, dei luoghi (la fatata, o meglio “stregata”, Orvieto con le sue torri e tetti medievali, i pozzi etruschi), dei colori preferiti (“Tra tutti è l’azzurro intenso / il mio preferito – slancio / aereo impavido alla scia / aperta all’infinito”), a prendere le misure all’amore, alla presenza che si fa “cerchio che non chiude / il ritorno”. Amore e presenza (degli altri, delle persone amate, dell’amica Eloisa, alla cui memoria è dedicato il libro): temi centrali e perni di tutto il mondo – sensuale, poetico ed esistenziale – che ruota intorno alla nuova raccolta poetica di Laura Ricci.
LAURA RICCI
È nata nel 1948 a Viterbo, dove è rimasta fino agli anni del liceo e, dopo aver vissuto a Pisa, Lucca e Roma, attualmente risiede a Orvieto. Laureata in lingue e letterature straniere, ama luoghi, lingue, ritmi, parole, persone. Ha viaggiato molto, anche se pensa che, come Emily Dickinson, si possa viaggiare, esplorare anche lanciandosi, aprendosi dalla propria stanza. Ha insegnato francese e inglese per molti anni e ha sempre curato, accanto all'insegnamento, il mestiere della scrittura.
Attualmente lavora nel campo della comunicazione e del giornalismo, come editore di Akebia (azienda che si occupa di editoria e comunicazione on line) e dirigendo il quotidiano Orvietonews e la rivista Fabruaria. Ha pubblicato il libro di racconti Insopprimibili vizi (AM edizioni Marotta, 2006). Suoi testi poetici sono stati inseriti in diverse antologie, tra le quali Ti bacio in bocca (LietoColle, 2005), antologia di poesia erotica al femminile, e Poesia e Natura (Le Lettere, 2007).
Raccolte Poetiche
Le quattro stagioni (Rebellato, 1984)
Voce alla notte (LietoColle, 2006)
La strega poeta (LietoColle, 2008)
(foto di Ambra Laurenzi)