FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 11
luglio/settembre 2008

Generazioni

INDIA

fotografie e testo di Marco Dandrea




L’AIFO, nata nel 1961, è l’associazione italiana amici di Raoul Follereau e ha la finalità di combattere la lebbra e le conseguenze ad essa legate.
Attualmente opera in venticinque paesi del mondo come ONG, collaborando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite e l’Agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo.
I suoi ambiti sono diversi e riguardano, oltre alla cura e alla riabilitazione delle persone affette da lebbra, anche interventi di sanità di base, reinserimento sociale dei pazienti, interventi nei casi di infanzia negata e percorsi educativi. Uno dei grossi problemi a cui un malato (o ex malato) di lebbra va incontro è il reinserimento nella società. La lebbra fa paura.




Io stesso l’ho verificato dopo aver visto le gravi disabilità che causa, ma soprattutto dopo che in un sobborgo povero di Mumbai un mendicante per attirare la mia attenzione mi ha strattonato, a quel contatto il mio pensiero è subito andato a un possibile contagio. Mi sono vergognato immediatamente della mia paura, ma ho capito cosa poteva significare reinserirsi fra persone che poco sanno della malattia.
La lebbra colpisce i ceti meno abbienti, negli slum delle città e nelle zone rurali arretrate, è prodotta da un battere che inibisce le terminazioni nervose, attacca anche gli organi interni, porta cecità e sordità. Le cause sono igienico-alimentari e pur essendo una malattia terribile è curabile, la difficoltà a debellarla deriva dal fatto che le persone affette ne ignorano i sintomi e spesso sono lontane dai centri di cura raggiungendoli troppo tardi.
Le strutture sanitarie pubbliche in India sono ad un livello molto basso, e da poco tempo si è cominciato a curare la lebbra negli ospedali cercando di non relegare i malati nei lebbrosari che contribuivano ad un’emarginazione devastante.



I bambini soprattutto sentono il peso di un’etichetta così discriminante.
Ricordo una bambina di 11 anni appena arrivata in un centro dermatologico a Mumbai, fortunata perché la malattia era agli inizi e quindi sarebbe guarita completamente, ma se ne vergognava profondamente davanti ai compagni di scuola con tutti i problemi psicologici derivati.
Non provava però nessuna paura o imbarazzo a farsi fotografare anzi sembrava sollevata di destare il mio interesse!



Ho visitato diversi centri a Mumbai, a Bangalore e vicino a Hyderabad e ho sempre visto persone molto dignitose malgrado versassero spesso in condizioni estreme.
Ho incontrato anche i piccoli studenti della “SHREE RAMANA MAHARISHI” una scuola per ciechi di Bangalore. La maggior parte dei ragazzi e bambini è cieca dalla nascita, altri sono stati resi ciechi dalla lebbra.




L’India è una realtà molto complessa e quando si pensa di aver capito qualcosa spesso vieni smentito, è affascinante, a volte odiosa, a volte commovente: a un certo punto ho smesso di analizzarla e soprattutto di confrontarla!




cotote@libero.it