FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 9
gennaio/marzo 2008

Luoghi narrati

ELIO PECORA
Simmetrie

di Alessio Brandolini



  Tutti nella voragine, nel mare senza fondo,
nella storia comune le storie minuscole
come pietre o schegge di un muro interminabile.
      Elio Pecora

Simmetrie (Mondadori, 2007) è il titolo della nuova raccolta di poesia pubblicata da Elio Pecora che, dopo l'uscita del volume Poesie 1975-1995 (Empiria, 1997) ha dato alle stampe i libri più belli e convincenti della sua lunga attività poetica (l'esordio in poesia risale al 1970), intensificatasi parecchio negli ultimi anni. Come quest'ultimo lavoro, diviso in sette sezioni, con la terza che dà il titolo al libro e la penultima di brevi racconti e folgoranti poemetti in prosa, di rara lucidità e compostezza metrica.
Un libro pacato e insieme complesso, molto musicale e che - nell'ambito della poesia italiana del Novecento - fa pensare a Sbarbaro, Saba, Penna, Bertolucci. Eppure Simmetrie è anche un libro d'improvvise svolte e aperture, come un percorso che si snoda tra prati verdeggianti e fitti boschi, montagne solitarie e città affollate, deserti percossi da un sole feroce ed enormi ghiacciai.

Però il passo del viandante ("Non v'è ritorno, / soltanto l'andare e l'addio"), nonostante il vario e serpeggiante tragitto, resta sempre lo stesso: sicuro e calmo, è quello di colui che porta a spasso i propri pensieri e desideri, che va dritto "lungo la strada del cuore" sapendo perfettamente "di essere vivo e breve", che ha attraversato tutto il mondo (anzi, lo ha "spiato" e ascoltato con curiosità, mitezza e partecipazione) eppure che non smette - a distanza di tanti anni - di godere a camminare, vedere, toccare e nel frattempo immagina (e si tende) verso nuovi tragitti, andando oltre "la paura di essere cacciati / da un recinto indifeso".
Il corpo che percepisce i segni del tempo quasi con distacco, con serafica, stoica saggezza:

    È una stanza il corpo
    nido-cella-recinto.
    Abito in cui bastarsi,
    da non potersi assentare un istante.
    Gabbia d'ossa e di arterie,
    di dove assistere al mondo.

E poi gli amici e gli amori ("L'urgenza estrema di questo andare insieme") che vanno e la vita che si srotola senza sosta, come accade da sempre ("simmetrica" a tante altre vite - e per questo il libro ha un tono corale), ma sempre nuova, diversa.

Esplorare questo libro significa entrare nella mente e nel cuore del poeta Elio Pecora, non a caso la raccolta s'avvia con "La stanza", sezione composta da un solo stupendo poemetto di oltre duecento versi, di una rara dolcezza nella nostra odierna poesia, di una raffinata sensualità corporale e sapienza compositiva. Vengono in mente i versi di Pietra di sole di Octavio Paz ("voy por tu talle como por un río, / voy per tu cuerpo como por un bosque"), anche per via dei tanti parallelismi qui presenti, cosi come accade nelle altre sezioni di Simmetrie. E, inoltre, per questo andare con coraggio, direi quasi ostinatamente, nel labirinto del mondo "cercando l'amore" e a cercarsi la voce (la poesia) "come un dono e una prova. / Saperne l'urgenza. / Vederla, sgorgarla dal buio".

Il passo largo del poemetto torna più avanti con "Nel fondo" e in chiusura, con i tre poemetti di "Per altre misure" che mettono a fuoco la poetica d'ascolto di Pecora, e la sua bravura nel ridare in canto le proprie emozioni, sentimentali e civili. Una riflessione poetica che parte dall'oggi (da "i disordini della contemporaneità") per esplorare il mondo, gli esseri che lo vivono. Non solo gli uomini, ma la natura nel suo insieme, e molto qui si parla di animali: cani, gatti, uccelli, lepri, cinghiali, elefanti e la morte violenta (allevata dall'indifferenza) coinvolge anche loro: "Intanto nel mondo saranno sterminati passeri ed elefanti, popoli inermi e truppe d'assalto".

Simmetrie è uno dei libri più belli di poesia pubblicati negli ultimi anni, e non sono stati pochi. Sorprende e affascina per l'andatura leggera, come in punta di piedi, ma che sa recuperare con agilità e forza la tradizione poetica italiana per proiettarla verso il nuovo: una poesia che mescola la prosa poetica e filosofica al canto intensamente lirico e modulato. Per questo talvolta sembra d'ascoltare la voce d'un fanciullo, sì ma divenuto saggio precocemente:

    Un albero, per appoggiarvi la schiena.
    Stare là, senza pensieri, senza possessi.
    Il mondo davanti dietro interno.
    Uguale al ramo, alla foglia. Che importa
    la tegola rotta, la stanza stretta?
    Restare fino a che è dato,
    senza orologio e senza calendario.
    Chi ha deciso questa inquietudine?

Versi che richiamano alla memoria, oltre ai nomi già citati, altri due vertici della poesia italiana moderna: Pascoli e Pasolini, ma fanno pensare anche ai libri di poesia di Borges, mi riferisco a quelli scritti durante la sua feconda maturità diretta quasi esclusivamente all'attività poetica (intorno ai settant'anni, come ora sta capitando a Elio Pecora), quando il poeta argentino cambia tonalità, stempera gli eccessi intellettualistici e alla colta riflessione sul tempo e l'identità innesta un sentimento fortemente elegiaco. Nella raccolta più importante e corposa di questo periodo, L'altro, lo stesso (1969), Borges aveva scritto nel consueto Prologo: "È curiosa la sorte dello scrittore. Agli inizi è barocco, vanitosamente barocco, ma dopo molti anni può raggiungere, con il favore degli astri, non la semplicità, che non è niente, ma la modesta e segreta complessità".
In Simmetrie c'è "la modesta e segreta complessità" di cui parla Borges (sicuramente Pecora gode dell'amicizia degli astri). Qui si percorrono vaste zone e s'intrecciano luoghi (tragitti) concreti e complessi (la solitudine, la vecchiaia, la morte, il disamore, per esempio) a quelli della mente, della riflessione sull'instabile anima contemporanea, sul nostro "mondo di inquieti" che non sa più cantare, né godere appieno della vita.

Così, lettura dopo lettura, con il suo fare lucido e bonario, questi versi segnano e solcano la memoria, la seminano di buone (e giuste) parole. Fanno sentire il lettore in compagna di tanti volti e suoni (è una poesia misurata quella di Pecora, che non alza mai la voce, eppure attentissima ai cambi di tono, alle pause, alle sfumature musicali), di quelle tante "simmetrie" che legano - spesso a loro insaputa - gli uomini sulla Terra, che nutrono la nostra breve esistenza.




Elio Pecora ELIO PECORA

È nato a Sant'Arsenio (Salerno) nel 1936, ma da decenni vive a Roma. Ha pubblicato romanzi, saggi critici, una biografica di Sandro Penna (Frassinelli, ultima edizione 2006) e curato antologie di poesia contemporanea. Ha collaborato con articoli letterari a quotidiani, settimanali, riviste e a numerosi programmi culturali della RAI. Dirige la rivista internazionale Poeti e Poesia.

I suoi libri di poesia sono:

  • 2007   Simmetrie (Milano, Mondadori)
  • 2007   L'albergo delle fiabe e altri versi (Roma, Orecchio acerbo)
  • 2006   Insettario/Insectionary (Roma, Almenodue)
  • 2004   Nulla in questo restare (Trieste, Il Ramo d'Oro)
  • 2004   Favole dal giardino (Roma, Empiria)
  • 2002   Per altre misure (Genova, San Marco dei Giustiniani)
  • 1997   Poesie 1975-1995 (Roma, Empiria; ristampato nel 1998)
  • 1995   L'occhio corto (Il Girasole)
  • 1990   Dediche e bagatelle (Roma, Rossi & Spera)
  • 1987   Interludio (Roma, Empiria; ristampato nel 1990)
  • 1985   L'occhio mai sazio (Roma, Studio S.)
  • 1978   Motivetto (Roma, Spada)
  • 1970   La chiave di vetro (Bologna, Cappelli)




POESIE DI ELIO PECORA
da Simmetrie


L'OCCHIO CORTO

Eventi da poco. Notizie prossime, come cartoline di saluti, come telefonate frettolose. Spettacolini per gli intimi, giostre casalinghe.
A volte, in pochi righi, appare l'allegria, passa velata la morte. Una folla, in cammino verso il giorno o la notte, verso il ricordo o la dimenticanza, sosta dentro il presente.
Che vale di queste storie mentre il pianeta ruzzola e ruota, avanzano ghiacciai, si consumano stelle, il tempo cambia di numero, si perpetrano orrori, si assolvono speranze?
Vengono certo da umori segreti, da attenzioni a minimi segni: passi brevi, desideri inseguiti, attese bestemmiate, rabberciate bellezze. Lacerti di un mondo spiato, intravisto da un occhio corto.


    *

Vanno: mani, piedi, volti
- sterminata moltitudine di attese,
di speranze, di uguali
per fame, per morte,
l'uno l'altro cercando
che rassicuri, impedisca,
tutti compiendo destini
variamente intricati,
mai cessando dietro le arterie,
fin dentro il riso o il grido,
la paura di essere cacciati
da un recinto indifeso.


    *

Felice. Ma è possibile che questa felicità,
così colma, comprenda
anche tutti i disagi, tutti gli assilli?
Il sole alto sulla piazza, la folla svagata, i cani,
la violinista con l'orchestra nel registratore,
la vecchia dei fiori puzzolente di orina. Tutto visto, sentito,
e il pensiero dell'amore assente
e il pensiero di essere vivo e breve.
Felicità e disperazione.


    *

Traversare il dolore
come una stanza scura,
contando i passi, i fiati.
Cercare nel chiuso
un buco, una crepa,
perché non sia memoria
ma presenza
in quell'assenza di luce.

All'uscita sapere
che toccherà tornare.
E l'allegrezza ancora
aspettando l'assalto.


    *

Esistere
senza disperare della brevità,
conoscendola come spazio e confine.
Ma vale ogni giorno.

Dentro la contentezza sapere che finirà.


    *

In ogni spigolo o lembo,
dietro le viscere e il cuore,
s'aprono spazi imprevisti
e ancora abissi e cunicoli.


(DOPPIO MOVIMENTO)

Un albero, per appoggiarvi la schiena.
Stare là, senza pensieri, senza possessi.
Il mondo davanti, dietro, intorno.
Uguale al ramo, alla foglia. Che importa
la tegola rotta, la stanza stretta?
Restare fino a che è dato,
senza orologio e senza calendario.
Chi ha deciso questa inquietudine?
Partire, tornare, tenere, trattenere,
quando basta appoggiarsi a un albero.
Invece, nella sazietà
temere la fame, sospirare nella contentezza. Così, da per tutto.
Non un attimo di sosta. Sempre una guerra,
un contrasto. Profumi che divengono fetori,
polpe che infradiciano,
parole come baccelli svuotati.
Una barca fragile su un mare senza fondo,
l'ansimo nella corsa dell'atleta,
l'urlo dopo il traguardo.
Non sapeva e gli è toccato imparare.
A che è valso?
Continua, come se non fosse avvertito.
Si sveglia da sogni confusi,
si dice che oggi capirà.
Un istante e tutto si ripresenta,
uguale a ieri e a ieri l'altro,
lo stesso disagio, la medesima angoscia.
Quando è cominciato tutto questo?
(...)


Elio Pecora, Simmetrie (Mondadori, collana Lo Specchio, Milano 2007, pp. 115, euro 12,00)


alexbrando@libero.it