FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 7
luglio/settembre 2007

Altre terre

DONNE DI FRONTIERA

di Gabriella Musetti


Il progetto dei due volumi pubblicati recentemente "Donne di frontiera. Vita società cultura lotta politica nel territorio del confine orientale italiano nei racconti delle protagoniste (1914-2006)", [a cura di Gabriella Musetti, Silvana Lampariello Rosei, Marina Rossi, Dunja Nanut, Il Ramo d'Oro Editore, Trieste], è fondato su narrazioni biografiche e volto a far conoscere e valorizzare la presenza e l'apporto delle donne alla vita politica, sociale e culturale del territorio della frontiera orientale italiana. Finalità del lavoro è quella di riportare e diffondere le storie di donne vissute in terre diverse, di frontiera, appunto, affinché la memoria non vada dispersa e per il desidero di ritrovare la parola del sentire individuale di ogni donna, accordando la "Storia" con le storie personali degli individui - uomini o donne - che l'hanno vissuta.

Per questo l'indagine è allargata anche a diverse donne che provengono dall'Istria, dalla Croazia, dalla Serbia, dalla Slovenia, e dal territorio del Friuli, perché la "linea di confine", reale, metaforico, interiore, non è mai segnata uniformemente, segue dei margini estremamente sfaccettati, si insinua in ambiti differenti, assume vesti e travestimenti molteplici. Si sono interrogate donne, over 65, provenienti da esperienze e situazioni storico-sociali diverse, portatrici di valori, appartenenze e visioni del mondo differenti. Il progetto si è fondato su incontri, interviste, colloqui registrati, con donne che hanno operato nei diversi campi delle attività produttive, sociali e culturali, e donne che hanno vissuto una vita legata prevalentemente alla famiglia o comunque privata. Importante è segnalare che la scelta ha cercato di esprimere le diversità culturali e linguistiche che sono state e sono una ricchezza per il territorio del confine orientale italiano. Sia le persone appartenenti a classi sociali medio-alte, sia quelle in situazioni socialmente deboli, tutte hanno saputo, in condizioni difficilissime e a volte estreme, dare prova di capacità e carattere. Le donne intervistate sono imprenditrici, operaie, scienziate, artiste, donne che hanno operato nel volontariato sociale e nella cultura, in politica, nelle professioni, casalinghe, ecc.

Abbiamo avuto il forte desidero di comprendere meglio, più da vicino, la multiforme e contraddittoria realtà di frontiera, e abbiamo pensato di farlo interrogando le donne, perché le parole delle donne spesso non hanno avuto una circolazione pubblica, di consolidata testimonianza di un territorio e di un'epoca storica, spesso, come sappiamo, sono relegate a una comunicazione domestica, o familiare, o informale.
«Le vite delle donne, tutt'altro che spettacolari, banali anzi, dicono tanto sulla politica quanto la più approfondita analisi teorica»1 dice Slavenka Drakuljc nella sua ricostruzione della vita quotidiana dei Paesi dell'Est Europa sotto i regimi comunisti. E infatti quello che lei vuole indagare è la vita quotidiana, cioè come mangiava la gente, come vestiva, come parlava, dove abitava, come viveva, ovvero uno «sguardo dal basso. Ma il banale è politico»2, sostiene l'autrice. Anche noi condividiamo questo punto di vista.

Emergono generalmente nelle testimonianze la temerarietà, l'audacia, la capacità di invenzione del nuovo, la scelta di affrontare i pericoli, la disposizione attiva nei confronti della vita, il senso di responsabilità e nel contempo la voglia di divertirsi. Emerge soprattutto un pragmatismo capace e creativo che si sa adattare ai diversi casi della vita, alle difficoltà e alle insidie delle situazioni che via via si incontrano, una vera disposizione al cambiamento. Come la capacità di lasciare tutto e ricominciare la propria vita da un'altra parte portando con sé solo un "bagaglio leggero".
Proprio i rapporti delle vite con i luoghi sono interessanti e meriterebbero una analisi particolare; il legame tra memoria femminile e memoria dei luoghi sembra testimoniare una cura specifica nel trovare collegamenti tra "paesaggio interiore" che si costruisce o si ricostruisce dopo vicende difficili e drammatiche e paesaggio esteriore, luogo concreto dove si svolge il proprio vissuto, e là dove questo legame appare incerto o precario si trovano inquietudini e disadattamenti.

La scelta delle biografie collocate nel primo e nel secondo volume di "Donne di Frontiera" è stata del tutto casuale e la divisione in due volumi è dovuta a motivi editoriali. Si tratta sempre di narrazioni di vita di donne relative al periodo storico compreso tra le due guerre mondiali e a quello del dopoguerra fino ai giorni nostri. Nel secondo volume si evidenzia, rispetto al primo, un maggior numero di testimonianze di donne che hanno subito uno sradicamento drammatico dalla terra natale, con l'esodo dall'Istria. I toni accesi di alcune dichiarazioni presenti nei mezzi di comunicazione che solitamente accompagnano la ricorrenza del 10 febbraio, Giornata del Ricordo, mostrano quanto sia ancora aperta la ferita prodotta da quegli sconvolgimenti dopo più di cinquant'anni di storia. Sono quindi di particolare interesse e attualità i racconti che si riferiscono all'esodo e alle sue conseguenze sulle singole vite.

In conclusione a un lavoro che si è protratto per alcuni anni e che ci ha consentito di incontrare molte donne, vogliamo fare alcune considerazioni, quasi a sintesi provvisoria di un percorso. Le biografie che presentiamo in questi volumi sono focalizzate su esperienze di vita: è in primo piano la narrazione di una storia vissuta, concretamente agita da coloro che la raccontano. Non semplicemente una interpretazione di dati raccolti in diverse circostanze.
Quindi l'esperienza si pone al centro dell'attenzione di chi narra, di chi ascolta e trascrive, di chi legge. Spesso si pensa all'esperienza come a qualcosa che ha minor valore del pensiero, come se il pensiero venisse, in un secondo momento, a dare una sistemazione concettuale a una serie di azioni già svolte seguendo parametri non chiaramente identificati, magari frutto di scelte casuali o improvvisate. E spesso può sembrare così. Ma leggendo con attenzione queste diverse storie di vita si colgono gli aspetti intrinseci, strettamente connessi, dei due piani su cui si muove ogni azione umana: non esiste una esperienza che non sia già in qualche modo frutto di un pensiero.

Il filtro attraverso cui tutti leggiamo la realtà, componiamo i dati che ci consentono di muoverci nel mondo e di fare delle scelte, è un filtro culturale che noi abbiamo ereditato dal passato, dalla nostra storia personale e dall'ambiente in cui viviamo, e con cui dobbiamo fare i conti. Non esiste quindi una esperienza "primitiva", libera da ogni retaggio pregresso, che non sia già elaborazione di dati. Da questo punto di osservazione ogni azione, ogni esperienza singola diventa significativa.
Allora passare sotto osservazione le azioni quotidiane per scoprire che cosa sono in grado di dirci di una determinata situazione è rilevante come fare una analisi storica, anzi, a volte le narrazioni biografiche delle persone che hanno preso parte a determinati avvenimenti ci illuminano sugli stessi più di un trattato. Si tratta di porre sotto osservazione l'esperienza vissuta e trarre da questa le informazioni necessarie, si tratta dunque di confrontarsi con la vita reale, come è stata vissuta dalle persone di quel determinato periodo storico.

Altro punto da sottolineare è che esiste una verità che emerge quando ciascuno/a interroga con atteggiamento onesto la propria esperienza e la propria memoria. Sappiamo bene che anche la memoria passa attraverso un filtro, a volte consciamente a volte inconsciamente, in cui alcuni eventi possono essere manipolati, alterati o rimossi, per questo abbiamo parlato di interrogazione onesta del proprio passato.
Riconoscere le diverse memorie fa parte di un processo di convivenza basato sulla negoziazione: non si tratta di condividere memorie irriducibili o distanti, quanto piuttosto di non negare la presenza dell'altro/a. Come dire: ognuno/a conserva le proprie memorie ma riconosce l'esistenza di quelle di altri/e. Poi, le scelte e le convinzioni soggettive si radicano sulla propria esperienza e sulla propria visione del mondo. Anche il conflitto, quando non è distruttivo e quando non cancella l'avversario come "inesistente", è un fattore di crescita e di esercizio di democrazia.
Nella ricostruzione complessiva di un determinato periodo storico, tuttavia, occorre confrontarsi con una rigorosa storiografia che interroga fonti e documenti, perché il giudizio storico non può affidarsi solo alla memoria personale. È quanto abbiamo cercato di fare nelle note storiche che accompagnano le testimonianze delle protagoniste.

Ancora un punto, forse il più rilevante, è la trasmissione della conoscenza. Siamo convinte che questo grande patrimonio di esperienze di donne, che derivano dalle vite narrate dalle stesse protagoniste, non debba andare disperso o dimenticato, ma debba essere conservato per le generazioni successive. Perché il confronto tra generazioni è indispensabile per una consapevole crescita delle nuove generazioni, come sanno tutti coloro che hanno a cuore una positiva evoluzione della società. Non si fonda nessun futuro responsabile sulla dispersione o sulla ignoranza del passato. La memoria non è un semplice repertorio statico di informazioni catalogate ma un bagaglio dinamico di conoscenze che influisce sulla vita e sulle scelte delle persone. Questo è stato un principio che ci ha guidate nell'arco di tutta la nostra ricerca, sia per dare valore alle esperienze delle donne e conservarle nel tempo, sia per raccontare un territorio e un periodo storico nei suoi intrecci più inusuali. Dalle voci polifoniche raccolte emerge una realtà complessa e sfaccettata, come sempre è complessa ogni realtà, a guardarla con occhio attento e non superficiale.

La forza di questi racconti sta proprio nella loro "funzione trasformativa", essenziale per ogni individuo, che pone al centro di questo modello la nozione stessa di adultità, intesa come rappresentazione complessa, non tanto come prodotto o esito di un percorso, ma come sistema aperto, continuamente volto al cambiamento e al tempo stesso come espressione di un sé pluridimensionale, dove convergono elementi di individualità e di relazionalità sociale complessi.
La narrazione in età adulta fa emergere profili di personalità femminili che non possono esser pensati unicamente come risultante di tragitti evolutivi precedentemente percorsi e in parte rimossi, ma come espressione di un vissuto pluridimensionale complesso. Appare evidente dalla lettura di gran parte delle autobiografie, come l'evolversi e lo svolgersi delle esperienze narrate non siano indirizzati necessariamente verso un punto di arrivo o di stasi, ma siano potenzialmente aperti per tutto il corso della vita, verso nuovi traguardi, entro la trama degli incontri, delle occasioni di cui è intessuta ogni vicenda umana.

La complessità, la drammaticità a volte del vissuto di chi , quasi mai per scelta si vede costretto ad abitare spazi plurali con identità plurime, sia che si tratti di esiliati, rifugiati o migranti ordinari, chiede al singolo una capacità continua di differenziazione e ridefinizione dei propri compiti evolutivi e reidentificazioni cognitive ed affettive sempre più plastiche e dinamiche. In un'ottica di tipo processuale, le narrazioni raccolte fanno emergere profili femminili che non sono il "prodotto" di una storia lineare che approda ad un'identità unica, ma si caratterizzano per quella straordinaria capacità di interpretare la propria adultità come espressione della trasformazione e integrazione di diversi continuum vital , frutto di esperienze individuali, culturali e sociali che sono in definitiva, le caratteristiche attraverso le quali una persona si coglie nella sua pienezza umana, nella sua autorealizzazione, nel suo equilibrio con sé e con gli altri.

Da qui la pluridimensionalità dell'identità come emerge nei racconti delle "donne di frontiera", che si manifesta, di volta in volta, con diverse sfumature in rapporto a circostanze, ma soprattutto ad interazioni con gli altri, all'interno di scambi comunicativi, culturali e sociali complessi, dove l'elemento della consapevolezza e della conoscenza di sé si gioca in una dinamica interattiva volta a promuovere quell'identità plurale che caratterizza e sottende il vissuto femminile3.


           


Donne di frontiera, Vita società cultura lotta politica nel territorio del confine orientale italiano nei racconti delle protagoniste (1914 - 2006), voll. I-II, a cura di Gabriella Musetti, Silvana Lampariello Rosei, Marina Rossi, Dunja Nanut, Il Ramo d'Oro Editore, Trieste 2006-2007, I vol. pagg. 360, € 20,00, II vol. pagg. 396, € 20,00.



1Slavenka Drakuljc, Come siamo sopravvisuute al comunismo, Est Edizioni 1997, pag. 14. E continua: "Mi sono seduta nelle loro cucine (perché era sempre la stanza più calda di appartamenti poco riscaldati) ad ascoltare storie di vita, a cucinare con loro, a bere il caffè quando ne avevano, a parlare dei loro figli e dei loro uomini, di come speravano di comperare un nuovo frigorifero, una nuova stufa, o una nuova automobile. Poi andavamo insieme a fare la spesa, oppure al loro posto di lavoro, o a qualche dibattito..."

2ivi pag. 15.

3Riferimenti Bibliografici:
- Ara A. , Magris C., Trieste. Un'identità di frontiera, Einaudi, Torino 1983
- Arrigoni M.P., Barbieri G. (1998), Narrazione e Psicoanalisi. Un approccio semiologico, Raffaello Cortina, Milano.
- AA.VV. Discutendo di storia, soggettività ricerca biografia, Società italiana delle storiche, Rosemberg & Sellier, Torino 1990.
- M.T.Bassa Poropat, L. Chicco, F.Amione (2003), Narrazione ed ascolto. L'autobiografia come strategia di intervento nella relazione di aiuto, Carocci, Roma.
- Bruner J.S. (1986), Actual Minds, Possible Worlds, Cambridge (Mass.), Harvard University Press. Trad. It.: La mente a più dimensioni, Laterza, Roma, 1988.
- Bruner J.S. (1990), Acts of meaning, Cambridge (Mass.), Harvard University Press. Trad. it.: La ricerca del significato: per una psicologia culturale, Bollati Boringhieri, Torino, 1992
- Bruzzone A.M. e Farina R., La resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Milano, 2003.
- Demetrio D., L'età adulta. Teorie dell'identità e pedagogie dello sviluppo, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1990.
- Morin E. Penser l'Europe, Gallimard, Paris 1987.
- Passerini L., Memoria e utopia. Il primato dell'intersoggetività, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
- Paolicchi P., La morale della favola. Conoscere, narrare, educare, ETS, Pisa, 1994.
- Smorti A., Il pensiero narrativo. Costruzione di storie e sviluppo della conoscenza sociale, Giunti, Firenze, 1994.
- Smorti A., Il sé come testo. Costruzione delle storie e sviluppo della persona, Giunti, Firenze, 1997.

 

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