FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 6
aprile/giugno 2007

Scorie & Rifiuti

LA POESIA DI FERNANDO CHARRY LARA

a cura di Martha Canfield e Camila Hofman


LA MAGIA DELLA PAROLA

Fernando Charry Lara nasce a Bogotà il 14 settembre del 1920. Poeta, traduttore, saggista, critico letterario e docente universitario. Nel 1939 s'iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Nazionale della Colombia, dove nel 1943 conseguì il titolo di Dottore in diritto e scienze politiche. Partecipò attivamente al dibattito culturale e letterario colombiano della seconda metà del novecento. Lavorò come direttore della radio nazionale (Radiodifusora Nacional de Colombia) e del settore culturale dell'Università Nazionale a Bogotà. Fece parte del consiglio di redazione delle riviste "Mito", "Eco" e "Golpe de Dados", e collaborò con diverse riviste internazionali. Inoltre fu membro dell'Accademia Colombiana della lingua e dell'Istituto Caro y Cuervo. Grazie al suo lavoro come docente universitario rimase sempre a contatto con i giovani, per i quali divenne un importante punto di riferimento. Scrisse numerosi saggi, tenne conferenze in varie università e centri letterari (come la Casa de Poesia Silva di Bogotà). Alcune volte come poeta e altre come studioso e critico si occupò principalmente di letteratura.

Una biografia ufficiale e alcuni aneddoti della vita di Charry Lara vengono pubblicati nel 1986 nella prefazione alla raccolta di poesie Llama de Amor viva. Risulta dunque interessante avviare il lettore nella conoscenza del poeta riprendendo alcune delle tappe essenziali della sua formazione.

In adolescenza scopre il suo amore per la poesia leggendo gli spagnoli Luis Cernuda e Vicente Aleixandre. Della loro produzione poetica egli afferma: "rappresentava il contrario dell'oratoria e della declamazione che iniziavo a detestare in molta della poesia colombiana, spagnola e ispanoamericana" (dalla prefazione di Llama de Amor viva). Al termine dei suoi studi superiori conobbe il poeta Rafael Maya e il suo insegnante Rafael Carrillo lo mise in contatto con il poeta colombiano Aurelio Arturo. Quest'ultimo diverrà un importante guida che lo accompagnerà nella scoperta di autori quali Charles Baudelaire e di T.S. Eliot. Nel 1948, all'età di ventotto anni, incontra, all'Università Nazionale di Bogotà, il poeta spagnolo Pedro Salinas. Rimarrà sempre in contatto con lui, con Aleixandre e con Cernuda, sviluppando negli anni un importante scambio epistolare, di libri e di testi inediti.

Negli anni Quaranta la poesia colombiana abbandona un certo gusto "formale" proposto dalla generazione di piedra y cielo1. "Volevamo essere più soggettivi, più lirici" scrive Charry Lara. Attenti alle opere di Antonio Machado, Pablo Neruda, César Vallejo, Vicente Huidobro, Luis Cernuda e Vicente Aleixandre; la generazione di Charry Lara cercava un linguaggio più essenziale e diretto. Il poeta colombiano più apprezzato dell'epoca era senz'altro Aurelio Arturo.
Questa generazione di poeti fu etichettata dalla critica con vari nomi: Postpiedracielistas e Cántico. Più tardi alcuni di loro entrarono a far parte del gruppo di Mito.

La generazione a cui appartiene Fernando Charry Lara si presenta come un gruppo composito, formato da scrittori interessati alle avanguardie, che alimentano un costante dibattito culturale e a volte anche politico. Alcuni di questi poeti furono identificati come i cuadernÍcolas2.

Nel 1955 Jorge Gaitán Durán fonda a Bogotá la rivista "Mito" attiva fino al 1962. Sono questi anni importanti per la letteratura colombiana nei quali Charry Lara insieme agli scrittori Carlos Castro Saavedra, Eduardo Mendoza Valera, Jaime Ibáñez, e Marta Traba tra gli altri, pubblica i propri testi poetici, le traduzioni e diversi saggi di critica letteraria. Nella rivista "Mito" venivano pubblicate le opere dell'avanguardia internazionale e le correnti più contemporanee. ll gruppo di "Mito", sotto la tutela di Jorge Gaitán Durán, diede a conoscere le diverse avanguardie aprendo una finestra sul mondo letterario internazionale alla fine degli anni Cinquanta.

Nella poesia di Charry Lara è frequente trovare immagini del mare e della città, che spesso diventano metafore dell'esistenza e della solitudine, come in Baudelaire. Per presentare la sua poesia mi sembrano molto adatte le parole della scrittrice colombiana Helena Iriarte:

La poesia di Fernando Charry Lara si presenta come un corpo unitario; in essa il silenzio, la solitudine, la notte, la vita e il sogno si confondono. Nel suo mondo poetico la presenza più viva è quella che appena si percepisce; c'è un ambito di mistero dove il silenzio non è soltanto un tema che si ripete in tutta la sua opera, ma bensì è una voce intrecciata alle parole, è quello che si tace e non ostante è carico di significato, di suggerimenti e di suoni "Crece, crece el sonido de la sombra insistente". L'ombra, come un'altra forma del silenzio, è costante, è una presenza intima che si colloca al di là di qualsiasi contingente materiale o temporale3.

Nel 1963 Charry Lara pubblica il suo libro Los Adioses costituito da dodici poesie che di maniera essenziale contengono gli stessi elementi stilistici del suo primo libro, Nocturno y otros suenos, del 1949, un modo di esprimersi essenziale e sobrio, in cui i limiti tra realtà e sogno sembrano svanire. Nel 1981 pubblica Pensamientos del amante: in queste poesie prevale la presenza della città e il degrado della condizione umana. L'opera poetica di Fernado Charry Lara, raccolta nel 1986 nel volume Llama de amor viva, occupa senz'altro un posto di grande rilievo nella produzione del gruppo "Mito", e anche della poesia colombiana del secolo XX.

Fernando Charry Lara muore il 22 giunio del 2004 all'età di ottantaquattro anni. Il mondo letterario colombiano e gli ammiratori della sua opera scrivono per l'occasione commoventi parole. Lasciamo adesso che siano le sue stesse poesie ad introdurci nella "magia" delle sue parole.



1 gruppo di "Piedra y Cielo" è costituito da scrittori che nel 1939 si riunirono attorno a due poeti colombiani particolarmente carismatici: Eduardo Carranza e Jorge Rojas. Gli scrittori spagnoli che maggiormente interessano i "piedracielitas" sono: Juan Ramón Jiménez, García Lorca, Salinas, Guillén, Alberti. Mentre della letteratura latino-amricana sono molto letti Huidobro e Neruda.
2Lo scrittore colombiano Hernando Téllez assegna il nome di "Cuadernícolas" al gruppo di scrittori che pubblicarono tra il 1944 e il 1945. Erano scrittori molto diversi tra di loro e non condividevano progetti di ricerca letteraria comune, né hanno scritto nessun manifesto. Pubblicarono le prime raccolte in edizioni molto povere, in piccoli "quaderni" (donde il nome del gruppo), dato che le case editrici non volevano rischiare con poeti allora molto giovani. Carlos Patiño e Álvaro Mutis sono alcuni dei poeti di questa generazione.
3Helena Iriarte, Fernando Charry Lara, Biografias de la Biblioteca virtual de la Biblioteca Luis Angél Arango. Si veda il sito della Biblioteca.


Camila Hofman





     CIELO DE UN DÍA

Sólo nubes el día, sólo, blancas, las nubes,
Las nubes tan lejanas y el viento que las ciñe,
Las nubes y el estío que brilla en las praderas
Como dora la tarde, silenciosa, mi frente.

(Tanto fulgor despierta en la memoria el sueño
De un misterioso día que embriagó el corazón;
Amé yo un claro cielo de tristeza sedienta
Como la pesadumbre de los atardeceres;

¿Dónde estará, de qué país, de qué horizonte,
Como sol extraviado entre lentos crepúsculos?
Yo lo canto, y sus nubes son el cielo perdido
Que vaga en mis palabras como luz soñadora).


     CIELO D'UN GIORNO

Solo nubi di giorno, bianche solo le nubi,
nubi così lontane e il vento che le stringe,
le nuvole e l'estate che splende sopra i prati
come indora la sera, silente, la mia fronte.

(Tanto fulgore sveglia nella memoria il sogno
d'un giorno misterioso che il cuore accattivò;
amavo un chiaro cielo di tristezza assetata
come la mestizia che nasce dai tramonti;

Dove sarà, in quale paese, in quale orizzonte,
come sole smarrito tra i crepuscoli lenti?
Io lo canto, e le sue nubi sono il cielo perduto
che passa tra i miei versi come luce sognante).


     AL MAR LA SOMBRA MÍA

Jamás mis vagos días encontrarán el mar
Ceñida su tristeza de perfiles lejanos.
El mar de orillas trémulas y praderas desiertas,
Húmedas como flores o noches sollozantes.

El mar, el mar me llama con su voz de amargura.
Mas en tardes calladas yo creo en la alegría
De sus lentas mujeres, yo creo en la alegría
Del mar, del mar inmenso sin nostalgia de costa.

Ceñida su tristeza de perfiles lejanos
O en la tarde sin lágrimas, nunca lo encontraré.
Pero como una estrella que busca su paisaje
Estaré yo una noche muerto y solo en el mar.


     AL MARE LA MIA OMBRA

I miei distratti giorni non troveranno il mare
la sua mestizia chiusa tra sagome lontane.
Il mare di rive ansiose e di pianure vuote,
umide come fiori o notti singhiozzanti.

Con la sua voce amara, mi sta chiamando il mare.
Ma nelle sere mute, credo nell'allegria
delle sue donne lente, credo nell'allegria
del mare immenso che non rimpiange la costa.

La sua mestizia chiusa tra sagome lontane
o in sere senza lacrime, non lo potrò trovare.
Ma uguale ad una stella che cerca il suo paesaggio
sarò una notte morto e solo in mezzo al mare.


     TRISTEZA DEL OESTE

Qué triste es el Oeste, de colores tan claros,
Ausentes, al abrigo de todo lo perdido:
Ahora tierra parda, sin forma y en silencio.
No se sabe si ríos la crucen soñolientos.

Tampoco si de valles, de cansados caminos.
Si de nubes, su cielo, esas blancas espumas.
No hay nada, sólo crecen los sueños del olvido
Sobre el impenetrable corazón del paisaje.

Quisiera con mis brazos asir el bello Oeste,
Su fugitiva luz, su dorada tristeza
Que resplandece, pura, en el aire vacío,
Con un fulgor monótono de llanura sedienta.

Los hombres del crepúsculo que sueñan horizontes
Mirando el encendido temblor de los ocasos,
Como un bosque de grandes sombras deshabitadas
Ven hundirse en la noche la tierra del Oeste.



     TRISTEZZA D'OCCIDENTE

Com'è triste Occidente, coi suoi colori chiari,
assenti, riparati da tutto ciò che è perso:
adesso è terra scura, senza forma e silente.
non si sa se la solchino assonnate correnti.

Nemmeno se ci sono stanchi sentieri, valli.
O nubi nel suo cielo, quelle candide spume.
Non c'è nulla, crescono solo i sogni dell'oblio
sul cuore inaccessibile di questo paesaggio.

Vorrei con le mie braccia stringere l'Occidente,
la sua luce fugace, la dorata mestizia
che risplende purissima, nell'aria vuota ormai,
con fulgore monotono di pianura assetata.

Gli uomini del tramonto che sognano orizzonti
nel guardare l'acceso tremore dei crepuscoli,
come un bosco di enormi disabitate ombre
vedono sprofondare la terra d'Occidente nella notte.

(da Nocturnos y otros sueños, 1949)


     TESTIMONIO

Eran vísperas del crimen el empedrado,
La tarde,
El sol caído violentamente hacia el oeste,
Cuando, desde balcón a la plaza,
Veías
Negros jinetes cruzar.

Remotos, pálidos, silenciosos,
Iban
En lento paso morado,
En procesión de monstruos fugitivos,
Y su vacilación el sitio a donde
Llevar duelo.

Cayendo crepúsculo a su alrededor,
Con pisadas secas,
Con aturdimiento, entre el polvo,
Podías creerles
Sonámbulos que cruzaran con cuchillos
Su sombra.

Los recuerdas, atroces de frío
Y de noche, caer
Sobre frágiles chozas
Entregadas
Como el desnudo de sus vírgenes,
Quebrar cuerpos, manchar de sangre muros
Y luego perderse,
Tigres sin pesadillas,
Tras el aullido del aire y las muertes.

En todo lugar la huella solitaria
Los harapos, el filo de sus dientes, la tiniebla.


     TESTIMONIO

Era la vigilia del crimine il lastricato,
il pomeriggio,
il sole violentemente caduto verso ovest,
quando, dal balcone verso la piazza,
vedevi
neri cavalieri che passavano.

Lontani, pallidi, silenziosi,
andavano
a passi lenti viola,
in processioni di mostri fuggitivi,
ed esitavano solo sul posto dove
portare il lutto.

Mentre cadeva il tramonto attorno a loro,
con passi netti,
con stordimento, tra la polvere,
potevi credere che fossero
sonnambuli varcando con coltelli
la loro ombra.

Li ricordi, atroci col freddo
e con la notte, cadere
sulle fragili case
arrese
come la nudità delle loro vergini,
spaccare corpi, macchiare di sangue i muri
e poi allontanarsi,
tigri senza incubi,
in mezzo all'urlo dell'aria e alla morte.

In ogni luogo la orma solitaria
gli stracci, la lama dei loro denti, la tenebra.


     LLANURA DE TULUÁ

Al borde del camino, los dos cuerpos
Uno junto del otro,
Desde lejos parecen amarse.

Un hombre y una muchacha, delgadas
Formas cálidas
Tendidas en la hierba, devorándose.

Estrechamente enlazando sus cinturas
Aquellos brazos jóvenes,

Se piensa:

Soñarán entregadas sus dos bocas,
Sus silencios, sus manos, sus miradas.

Mas no hay beso, sino el viento,
Sino el aire
Seco del verano sin movimiento.

Uno junto del otro están caídos,
Muertos,
Al borde del camino, los dos cuerpos.

Debieron ser esbeltas sus dos sombras
De languidez
Adorándose en la tarde.

Y debieron ser terribles sus dos rostros
Frente a las
Amenazas y relámpagos.

Son cuerpos que son piedra, que son nada,
Son cuerpos de mentira, mutilados,

De su suerte ignorantes, de su muerte,
Y ahora, ya de cerca contemplados,
Ocasión de voraces negras aves.


     PIANURA DI TULUÁ

Sull'orlo della strada i due corpi,
l'uno accanto all'altro,
da lontano sembra che si amino.

Un uomo e una ragazza, sottili
forme callide
distese sull'erba, divorandosi.

Con forza si stringono le vite
quelle braccia giovani,

e tu pensi:

Abbandonate sogneranno le due bocche,
con le mani, con gli sguardi, col silenzio.

Ma non c'è bacio, solo il vento,
solo l'aria
secca dell'estate in marcia

L'uno accanto all'altro son caduti,
morti,
sull'orlo della strada, i due corpi.

Sicuro erano svelte le due ombre
languide
adorandosi quel pomeriggio.

E saranno stati terribili, sicuro, i due volti
di fronte alle
minacce e ai fulgori.

Son corpi che son pietra, che son nulla,
sono corpi di menzogna, mutilati,

ignari della propria sorte, della propria morte,
e ora, contemplati ormai più da vicino,
un'occasione per i voraci uccelli neri.


     EL EXILIO

El hombre entristecido mira
Caer vehemente la luz a su ventana:
Distraido contempla la distancia
De espumas como olas, lejanías.

Leves despiertan a su nostalgia
Los reflejos de otros días,
Y es ocio y congoja de una tarde
Por gracia de este cielo,
Que a su imagen
Es mar azul, playas doradas, islas,
Regresar desde la claridad de unas nubes
En el desmayo ávido del instante
Hacia la antigua soledad remota.

Mas no puede la frente melancólica
Soñar con esperanza sus recuerdos.
Volver a la tierra perdida
Sería también deslumbramiento amargo:
Un sol ajeno se levanta
Como espada en mano enemiga
Y su deseo es apenas
La pasión lánguida de la adolescencia en olvido,
Un indolente jardín o una calle,
Su deseo es apenas un aire,
Si nocturno, de borrosas estrellas,
Si de fulgor o nieve,
Si de sol sangriento en el ocaso.

Sin testigo,
La oscuridad del rostro en los cristales,
Bajo la luz que anochece punzante a la ventana
Sus miradas entonces se obstinan,
Frías, tenaces de silencio,
Más allá,
Entre vagas nubes o mares.

Puñal siempre en el pecho es la memoria.
Callar consuelo ha sido.
Mejor será
Morir secretamente a solas.


     L'ESILIO

L'uomo rattristato guarda
la luce che veemente cade sulla finestra:
distratto osserva la distanza
di spume come onde, lontananze.

Lievi si destano al suo rimpianto
i riflessi di altri giorni,
ed è ozio e pena di una sera
per grazia di questo cielo,
che nella sua immagine
diviene mare blu, spiagge dorate, isole,
ritornare dal chiarore di certe nuvole
nell'avido abbandono dell'istante
verso l'antica solitudine remota.

Ma la fronte malinconica non può
sognare con speranza i suoi ricordi.
Tornare nella terra perduta
sarebbe anch'esso amaro abbaglio:
un sole straniero si leva
come spada nella nemica mano
e il suo desiderio non è altro
che la passione languida della scordata adolescenza,
un giardino indolente o una strada,
il suo desiderio è solo aria,
se notturno, di sfumate stelle,
se di bagliore o neve,
se di sole sanguigno nel tramonto.

Senza testimoni,
l'oscurità del volto contro i vetri,
sotto la luce nell'imbrunire pungente alla finestra
i suoi sguardi allora si accaniscono,
freddi, tenaci nel silenzio,
oltre,
fra vaghe nubi o mari.

Pugnale sempre al petto è la memoria.
Tacere è stato di conforto.
Meglio sarà
morire in solitudine segreta.

(da Los adioses, 1963)


     EL SOLITARIO

Encantamiento sucesión de labios
Cadena
Cuerpo sin fin
Ola perpetua en mar sonando triste
Beso en rostro desierto
Casi piel casi mujer
Collares
Labios labios entreabiertos
Y sin embargo siempre hostil
Siempre vestida de impalpable
Atardecer como la lejanía

El viento el sol la nada donde habitas
La ausencia o la ficción con que rodeas
Haces
           Deshaces
La huella de tu cabeza en mi almohada
Y en la navegación azul de una noche
Persiguiendo
                Andando solo sobre tu sombra
Por la calle también hechizada
Al acecho ahora del taconeo inaudible
Se repiten en el recuerdo
Fascinaciones fugitivas paraísos
La luz de muchas tardes en tu frente
El curso de los astros en tus ojos
Labios pasos nostalgias
Ese río silencioso huyendo hacia nunca
Hacia el gesto final del desengaño

Quiero que entre mis brazos lenta oscura
Desnuda surja la verdad del mundo
Y no la eterna vibración de labios
De labios que jamás una palabra
Una palabra que no sea la palabra sueño
Sueño de ser el despierto contigo a solas
A solas en secreto el pensamiento solitario


     IL SOLITARIO

Incantesimo successione di labbra
catena
corpo senza fine
onda perpetua in mare che suona tristemente
bacio in volto deserto
quasi pelle quasi donna
collane
labbra labbra socchiuse
e tuttavia sempre ostili
sempre vestita d'intangibile
tramonto come lontananza

Il vento il sole il nulla dove abiti
l'assenza o la finzione con cui avvolgi
fai
           disfai
l'orma della tua testa sul mio cuscino
e nella navigazione blu di una notte
ad inseguire
               andando solo dietro alla tua ombra
per quella strada stregata pure essa
ora in agguato del tacchettio impercettibile
si ripetono nel ricordo
fascini passeggeri paradisi
la luce di tante sere sulla tua fronte
il percorso degli astri nei tuoi occhi
labbra passi nostalgie
quel fiume silenzioso che fugge verso il nulla
verso il gesto finale del disinganno

Voglio che tra le mie braccia lenta oscura
nuda affiori la verità del mondo
e non l'eterna vibrazione di labbra
di labbra che mai una parola
una parola che non sia la parola sogno
sogno di essere colui che si sveglia con te da sola
da sola segretamente pensiero solitario


     LA VOZ AJENA

Caí en tu blanco cuerpo de repente
Tocar tocar la piel centelleante entre lo oscuro
El fuego junto a unos labios entreabiertos
Los brazos ávidos estrechar su desnudo
Las manos el roce de la cabellera negra enardecida
Esa estrella o relámpago quieto en sus miradas
La amante que lánguida pasa temblando
Todo era y tanto a solas un momento

                        Pero todo se extingue
Cuando la voz ajena
Cuando la voz cuando el extraño
En el interior silencioso tras la puerta
Con un presentimiento de jazmines
Y un corredor donde la sombra y el sueño

                        Todo era y tanto a solas cierto
Pero entonces la absurda conversación inesperada
Mientras únicamente callar querías
Y el fastidio el vacío de otro ser a tu lado

                        Y la palabra
La palabra del intruso que deshizo
Vuelta ceniza la luz de aquel instante


     LA VOCE ALTRUI

Sono caduto nel tuo bianco corpo a un tratto
toccare toccare la pelle che brilla nel buio
il fuoco presso le labbra socchiuse
le braccia ansiose di stringere il suo nudo
le mani il tocco dei capelli neri già eccitati
quella stella quel lampo fermo negli sguardi
l'amante che languida passa tremante
tutto lì ed era tanto da soli quel momento

                       Ma tutto finisce
quando la voce altrui
quando la voce quando l'estraneo
nell'interno in silenzio dietro la porta
con un presentimento di gelsomini
e un corridoio dove l'ombra e il sogno

                       Tutto lì ed era tanto da soli certamente
ma allora l'assurda conversazione inaspettata
mentre avresti voluto soltanto stare zitta
e il fastidio il vuoto di un'altra persona accanto a te

                       E la parola
la parola dell'intruso che riuscì a disfare
a trasformare in cenere la luce dell'istante

(da Pensamientos del amante, 1981)


Testi scelti e trodotti da Martha Canfield


NOTA DELLA TRADUTTRICE

La poesia di Fernando Charry Lara, esigua, essenziale, raccolta in un solo volume di poco più di cento pagine (Llama de amor viva, Procultura, Bogotà, 1986), offre al lettore un linguaggio di altissimo registro lirico, un linguaggio incantato, che non finisce di suggerire, di far sognare e di riflettere. La sua poesia, in profonda sintonia con la generazione spagnola del '27, si può definire una poesia filosofica, spesso vicina ai canoni della "poesia pura", in cui l'eleganza della forma si permette spesso di spezzare la sintassi e lasciare il lettore a completare idee che il poeta inizia ma lascia volutamente incompiute, a vivere eternamente una suggestione senza tempo e senza volto ulteriore. Accanto a quel tipo di componimento, che sono la maggioranza, ci sono poesie che descrivono situazioni drammatiche e alludono a un paese in preda alla violenza e all'ingiustizia sociale, così come ci sono, anche, malinconiche e struggenti poesie d'amore. Malgrado il breve numero di poesie proposte, l'insieme si può considerare esplicativo delle sue varie modalità.

Quanto alla traduzione, s'è scelta la massima fedeltà al suo dettato, anche nelle sospensioni e nelle ambiguità. È stata evitata tuttavia la maiuscola all'inizio del verso, come fa lui sempre, per non aumentare le difficoltà di lettura con un uso al quale il lettore italiano è ormai poco abituato.




INTERVISTA A FERNANDO CHARRY LARA


La registrazione originale della prima parte dell'intervista:


Quale crede sia il momento in cui in Colombia viene, per così dire, superata la poesia di stampo modernista?

La poesia propriamente modernista, vale a dire la poesia generata dal movimento modernista ispanoamericano, viene superata durate gli anni della generazione di Piedra y Cielo, alla fine degli anni trenta. Infatti, se non ricordo male, le prime poesie del movimento piedracielista vennero pubblicate nel 1939. A mio parere questa generazione si separa e supera la poetica del movimento modernista ispanoamericano.
Nei poeti di Piedra y Cielo, Eduardo Carranza, Jorge Rojas, Arturo Camacho Ramírez, Carlos Martín, c'è un forte influsso degli eredi della poetica di Juan Ramón Jiménez, appartenenti alla generazione del 1927 in Spagna. Allora possiamo dire che i maestri del movimento di Piedra y Cielo sono da una parte i poeti spagnoli (eredi di Juan Ramón Jiménez), e dall'altra alcuni poeti latinoamericani, quali Vicente Huidobro e Pablo Neruda. Io credo che sia questo il momento di rottura con la poesia modernista in Colombia.

Lei crede che il surrealismo abbia seriamente influenzato la tradizione poetica colombiana?

No, non credo. L'influsso surrealista sarebbe dovuto esistere nella terza decade del Novecento, vale a dire nella poesia prodotta in Colombia a partire dal 1920. Non c'è stato nessun poeta surrealista in questa generazione. Ci furono soltanto due poeti influenzati dalle avanguardie, parlo di León de Greiff e di Luis Vidales, che però non subirono alcun richiamo surrealista. Considero inoltre, che nemmeno la generazione di Piedra y Cielo abbia avuto un legame con la poetica surrealista.

La critica colloca la sua produzione poetica nella generazione successiva a quella di "Piedra y Cielo". Lei crede che ci siano delle caratteristiche in comune tra la sua poesia e quella di altri scrittori della sua generazione?

Senza dubbio ogni generazione di poeti ha degli influssi comuni, certe predilezioni letterarie e poetiche. Ogni poeta scrive la sua poesia ed esercita la propria attività mantenendo legami con i compagni della propria generazione. Pertanto è probabile che ci siano state somiglianze e influssi comuni nella generazione cui appartengo. Ad ogni modo la generazione di cui faccio parte generò una rottura con la poesia "formalista" del piedracielismo.

In uno dei suoi scritti ho trovato una frase che mi è parsa molto significativa: "La poesia si presenta come una operazione magica". Cos'è dunque per Lei la poesia?

Sì, io credo in quello che ho scritto. Non penso che la poesia dipenda eccessivamente da un atteggiamento letterario ma che sia prima di tutto un'operazione magica del linguaggio. Credo che per fare poesia sia più adeguato un atteggiamento indipendente dalle "maniere" della letteratura, che si basa soprattutto sulla scoperta e la rivelazione dei misteri umani. Considero dunque che la poesia sia l'espressione di questi misteri. Per questo per me la vera poesia è un'operazione magica che avviene tramite la parola, più che una semplice costruzione letteraria.

In molte delle sue poesia traspare un senso di solitudine legato alla città. Lei condivide questa impressione?

Senza subbio. La poesia che ho scritto è stata influenzata dal mio rapporto con la città e con la notte.

Per concludere mi piacerebbe sapere quali sono i suoi interessi nel campo dell'arte. E se ci sono in particolare pittori o musicisti che per lei siano stati di grande importanza?

Sono interessato specialmente per alla musica che considero l'arte più affine alla scrittura poetica. I musicisti che hanno maggiormente catturato la mia attenzione sono quelli in cui intuisco una espressione profondamente lirica. Per me, forse, il primo musicista al mondo è Mozart. Ma ci sono altri musicisti il cui animo mi affascina particolarmente, mi riferisco a Schubert e Brahms. Dell'epoca moderna amo soprattutto i musicisti impressionisti francesi. Anche nella musica contemporanea ci sono alcuni musicisti per cui provo una predilezione. Mi azzardo a pensare che è nel campo della musica, più che in quello della pittura, dove vorrei mantenere certe affinità spirituali. Certamente anche la pittura di orientamento metafisico, come quella di De Chirico, ha catturato la mia attenzione.

      Bogotà, febbraio 2004

Intervista radiofonica realizzata da CAMILA HOFMAN, allora direttrice del programma Puertos Literarios per la radio nazionale colombiana (Radiodifusora Nacional de Colombia).



Charry Lara (a destra) con Armando Romero




BIBLIOGRAFIA

Poesia

- Poemas, colección Cántico (Editorial Santafé, 1944).
- Nocturno y otros sueños (A.B.C., 1949).
- Los adioses (Imprenta Nacional, 1963).
- Pensamientos del amante (Procultura, 1981).

Nel 1986 venne fatta una compilazione della sua poesia completa, con il titolo Llama de amor viva, ripubblicata in seguito in Spagna.

Nel 1996 curò il primo volume del Antología de la Poesía Colombiana, una serie di libri dedicati alla poesia colombiana e pubblicati con il patrocinio della Presidenza della Repubblica di Colombia.


Saggi e antologie

- Lector de poesía (Instituto Colombiano de Cultura, 1975).
- Poesía y poetas colombianos (Procultura, 1985).

 

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