FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 68
novembre 2024

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M’ILLUMINO / D’IMMENSO
Premio Internazionale di Traduzione di Poesia
dallo spagnolo all’italiano – II Edizione

di Alessio Brandolini



L’IILA (Organizzazione internazionale italo-latino americana), gli Istituti Italiani di Cultura di Barcellona, Buenos Aires, Caracas, Città del Messico, Lima, Madrid e Montevideo, e il Laboratorio Trādūxit, con il patrocinio di Biblioteche di Roma, al fine di promuovere la traduzione e la diffusione della poesia in lingua spagnola in Italia, hanno bandito, il 28 maggio 2024, la seconda edizione di M’ILLUMINO / D’IMMENSO: Premio Internazionale di Traduzione di Poesia dallo spagnolo all’italiano. In giura: Barbara Bertoni (Italia), Vanni Bianconi (Svizzera), Matteo Lefèvre (Italia), Fabio Morábito (Messico, Egitto), Christian Sinicco (Italia).



Dopo alcuni mesi di lavoro da parte della Giuria il premio per la traduzione poetica è stato assegnato a VALERIO NARDONI, poeta e traduttore nato a Livorno nel 1977 e professore associato di Letteratura spagnola presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Per la sua attività di traduttore Nardoni ha ricevuto numerosi premi, fra cui, nel 2018, un Premio Nazionale speciale per la Traduzione assegnato dal MIBACT, per le sue versioni di Miguel de Cervantes e Pedro Salinas, i due poli – Secoli d’oro e Novecento – a cui si è maggiormente dedicato, insieme a numerosi lavori dedicati alla poesia spagnola contemporanea, come la pagina web PER TERRE di SPAGNA, che raccoglie molte videointerviste. È direttore editoriale della casa editrice Valigie Rosse, specializzata in poesia nazionale e internazionale.
Due le menzioni d’onore del Premio, alle giovani traduttrici: Francesca Cosi (Firenze) e Ilaria Sofia Perrino (Roma).

L’edizione di quest’anno è stata un successo sia per numero di partecipanti (491) che per numero di Paesi (28) da cui sono state ricevute proposte di traduzione. Le traduzioni premiate verranno pubblicate da 24 prestigiosi media di 12 Paesi: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Egitto, Italia, Iraq, Marocco, Messico, Portogallo, Spagna e Svizzera.
Tra i media italiani c’è anche la nostra rivista, che da sempre diffonde la traduzione poetica, e di seguito ecco i due testi premiati, in originale e nella traduzione di Valerio Nardoni.




CUATRO VILANELAS

I

Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)
Ella tenía una estrella entre los senos.
O así lo veía él, porque la amaba.

No se exigieron boletos en la entrada
Pues cada uno andaba en su terreno.
Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)

En una cama angosta ambos quemaban
Su historia y el temor; o cuando menos
Así lo creía él, porque la amaba.

Los dos sabían muy bien la pendejada
Que es insistir en un amor del bueno;
Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)

Marzo moría otra vez; y ya se daban
Café con leche mezclado con veneno.
O así lo sentía él, porque la amaba.

Supongamos que un día ella se enfada
Y se borra la estrella de los senos.
¿Qué más saben los dos? ¿No queda nada?
Así se dolía él, porque la amaba.

Luis Miguel Aguilar, Medio de construcción,
Città del Messico, Premià Editora, 1979.


QUATTRO VILLANELLE

I

È tutto quel che so. (Che se ne cava?)
Lei aveva una stella in mezzo al seno.
O a vederla era lui, perché l’amava.

Non si chiesero biglietti all’entrata,
ognuno stava nel proprio terreno.
È tutto quel che so. (Che se ne cava?)

Stesi in un letto angusto i due bruciavano
la propria storia e la paura; o almeno
così credeva lui, perché l’amava.

Sapevano che razza di scemata
è incaponirsi in un amore vero;
è tutto quel che so. (Che se ne cava?)

Marzo moriva ancora; e già si davano
caffellatte mischiato col veleno.
O a sentirlo era lui, perché l’amava.

Supponiamo che un giorno lei arrabbiata
si cancelli la stella dal suo seno.
Che altro sanno quei due? Nulla restava?
Così soffriva lui, perché l’amava.

Luis Miguel Aguilar, Medio de construcción,
Città del Messico, Premià Editora, 1979.


* * *


LAS SALINAS

Yo nunca vi la nieve y sin embargo he vivido entre la nieve toda mi
juventud.
En las Salinas, adonde el mar no terminaba nunca y las olas eran
dunas de sal.
En las Salinas, adonde el mar no moja pero pinta.
Nieve de mi juventud prometedora como un árbol de mango.
Veinte varas de sal para cada familia de cristianos. Y aún más.
Sal que los arrieros nos cambiaban por el agua de lluvia. Y aún más.
Ni sólidos ni líquidos los blanquísimos bordes de ese mar.
Bajo el sol de febrero destellaban más que el flanco de plata del lenguado.
(Y quemaban las niñas de los ojos.)
A veces las mareas –hora del sol, hora de la luna– se alzaban como
lomos de caballo.
Mas siempre se volvían.
Hasta que un mal verano y un invierno las aguas afincaron
para tiempos
y ni rezos ni llantos pudieron apartarlas de los campos de sal.
Y el mar levantó techo.
Ahora que ya enterré a mi padre y a mi hermano mayor y mis hijos
están prontos a enterrarme,
han vuelto las Salinas altas y deslumbrantes bajo el sol.
Hay también unas grúas y unas torres que separan los ácidos del cloro.
(Ya nada es del común.)
Y yo salgo muy poco pero Luis –el hijo de Julián– me cuenta que
los perros no dejan acercarse.
Si parece mentira.
Mala leche tuvieron los hijos de los hijos de la sal.
Puta madre.
Qué de perros habrá para cuidar los blanquísimos campos donde el mar
no termina y la tierra tampoco.
Qué de perros, Señor, qué oscuridad.

Antonio Cisneros, Comentarios reales,
Valencia, Pre-Textos, 2003.


LE SALINE

Io non ho mai visto la neve eppure tra la neve ho vissuto tutta la mia
giovinezza.
Nelle Saline, dove il mare non finiva mai e le onde erano
dune di sale.
Nelle Saline, dove il mare non bagna ma tinge.
Neve della mia giovinezza promettente come un albero di mango.
Venti braccia di sale per ogni famiglia di cristiani. E non solo.
Sale che i mulattieri ci scambiavano con l’acqua piovana. E non solo.
Né solide né liquide le bianchissime sponde di quel mare.
Scintillavano sotto il sole di febbraio più del fianco d’argento della sogliola.
(E bruciavano le pupille degli occhi).
A volte le maree – ora del sole, ora della luna – si alzavano come
groppe di cavalli.
Ma sempre defluivano.
Finché una brutta estate e un inverno le acque ristagnarono
ancora e ancora
e né preghiera né lamento poté scacciarle dai campi di sale.
E il mare vi prese dimora.
Ora che ho già seppellito mio padre e mio fratello maggiore e i miei figli
sono pronti a seppellirmi,
le Saline sono tornate alte e luccicanti sotto il sole.
Ci sono anche delle gru e delle torri che separano gli acidi del cloro.
(Ormai nulla è più in comune).
E io esco di rado ma Luis – il figlio di Julián – mi racconta che
i cani non ti fanno avvicinare.
Pare incredibile.
Che bastardi i figli dei figli del sale.
Fanculo.
Quanti cani ci saranno a guardia dei bianchissimi campi dove il mare
non finisce e la terra neppure.
Quanti cani, Signore, quanto buio.

Antonio Cisneros, Comentarios reales,
Valencia, Pre-Textos, 2003.


Traduzione dallo spagnolo di Valerio Nardoni


alexbrando@libero.it