Il recente libro di Dante Monda, Papa Francesco e il “popolo”. Una sfida per la Chiesa e la democrazia (2022) ci è di grande aiuto per capire cosa significhi “popolo” per il pontefice, e per analizzare a fondo le distorsioni ideologiche di alcuni giudizi sul suo operato e le sue parole. Perché spesso, nel dibattito che non viene solo dal 2013, anno di inizio del suo pontificato, ma assai prima, quando era arcivescovo di Buenos Aires, vengono ignorati più o meno consapevolmente degli elementi basilari per comprendere radici e sviluppi di un pensiero che non è politico nel senso cui siamo abituati a concepirlo nelle società più o meno liberistiche d’occidente. Di fronte alle sedicenti acribiche logiche “scientifiche” di alcuni pensieri politici, Monda mette in evidenza l’elemento alogico, che non significa irrazionale o irrazionalistico, che proviene alla visione del mondo bergogliana soprattutto dal magistero di Romano Guardini. La precisazione non è capziosa, anzi: il pensiero maturato da Bergoglio nel corso delle sue esperienze non è di tipo teoretico, fosse anche quello che presuppone un ipotetico, ferreo legame con il reale come nel marxismo leninista, ma ha una dimensione sua propria, che non può essere attribuita a questa o quella osservanza ideologica, e che si fonda sul contatto, il dialogo, l’osservazione e lo scambio con una situazione popolare come quella argentina, e più in generale sudamericana, connotata da una realtà spesso radicalmente diversa da quella dell’osservatore occidentale. Guardini dunque offre lo strumento base di una intuizione dei bisogni e della identità popolare che non possono essere definiti se non sulla base di un rapporto interno, empatico, solidaristico, se a questo termine non si voglia dare un senso di distacco e superiorità del colto - e del “borghese” - rispetto alla gente delle periferie e dei villaggi.
Monda nota come la categoria del mito entri in questa visione della realtà, se per mito però intendiamo racconto per l’altro e dell’altro attraverso una storia di resistenza alle espropriazioni, all’inquinamento, alla violenza, alla miseria. Tradotto in occidente significa quello che molti stanno facendo in questi giorni di guerra e necessità primarie: trovare la realizzazione mitica, di un mito che si fa storia nel qui e nell’ora, non di un mito libresco e consegnato alla sapienza del colto, di bambini senza madri, e di madri che li hanno perduti, e di autentica fame in un mondo in cui la poetica dominante è quella dell’induzione coatta del bisogno attraverso la pseudo-estetica del mercato. Una identità, scrive Monda, che è non rivendicazione razziale, né teorizzazione di una nuova lotta di classe, ma incontro quotidiano, essere con ed essere per. Ed è per questo che papa Francesco non può essere tacciato di globalizzazione selvaggia, perché il suo essere per farsi popolo significa anche ritornare a una identità che è unità permanente, e sempre in sviluppo, di passato, presente e futuro, in un movimento incessante, che rappresenta anche una singolare continuità con quel pensiero che ruppe con il determinismo materialista e avviò un percorso spirituale agli inizi del secolo breve, Bergson in primis. La parola popolo non può essere spiegata fino in fondo in maniera razionale, e già questo significa una discontinuità con il neo-marxismo di alcune frange della teologia della liberazione e dei partiti d’occidente.
Il presunto populismo di Bergoglio, nota giustamente Monda, non è identitarismo di stampo nazionalistico, ma immersione in una realtà concreta che presenta reali bisogni, materiali, affettivi, culturali, se a cultura si dà l’accezione di riscoperta di radici e di nuova linfa su tronchi antichi. Per cui l’accusa, o il sospetto, per altri la speranza, di una collocazione del pensiero di Bergoglio sulla linea illuministica e deterministica viene a cadere. La ratio in sé e per sé non solo non spiega il mondo, ma non è in grado di immergersi in esso e di interagire con un vissuto non passibile di riduzione a presupposti unicamente teoretici e intellettualistici. E quando Monda riporta le parole del Bergoglio di Noi come cittadini, noi come popolo, che risale al 2010, in cui il futuro pontefice accenna al “problema dell’estetica e della retorica” con uno scivolamento graduale ma drammatico verso il mondo del sofisma, come non andare a un altro pensatore, anch’esso “insospettabile” di legami con la visione del mondo di cui stiamo scrivendo, Carlo Michelstaedter, scomparso tragicamente all’età di 23 anni nel 1910, non prima di averci lasciato un’impressionante denuncia della vuotezza del pensiero astratto e privo di realtà nella sua La persuasione e la rettorica?
Infine un accenno al supposto peronismo: se fosse confermato, anche per la stessa confessione di una forte “affinità culturale” da parte di Bergoglio con Perón, che però non diventò mai militanza politica, non cambierebbe di molto le carte in tavola, non solo perché frutto di una stagione di rinnovamento e di avvicinamento agli scamiciati, interrotta dalla dittatura militare, ma perché, con tutti i suoi limiti, in quella stagione non sono stati compiuti massacri di massa in nome di una ideologia assoluta in grado di cambiare il mondo, che quando si è realizzata è divenuta dittatura, occhiuto regime di polizia, strage, non solo di combattenti e avversari dichiarati, ma di popolo. Lo stesso valga per i fascismi che hanno insanguinato con la politica dell’imperialismo e del razzismo il mondo in quegli stessi anni con l’innalzamento di strumenti di morte collettiva e – nelle intenzioni – totale.
Un libro che osserva il pianeta Bergoglio in tutte le sue sfumature, e ha il merito di non attribuire al pontefice una appartenenza – più o meno comprovata – a una ideologia precisa. L’insieme di spiritualità, fede, partecipazione, amore per l’altro, soprattutto se sofferente, è qualcosa che va oltre i populismi e si manifesta semplicemente come uno dei modi di attuazione del Vangelo oggi.
Dante Monda, Papa Francesco e il “popolo”. Una sfida per la Chiesa e la democrazia, prefazione di Antonio Spadaro, postfazione di Andrea Riccardi, Morcelliana, 2022, 121 pagine, 13 euro.
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