Una delle “debolezze” più tragiche che una persona possa affrontare è certo il fatto di vedersela con una malattia terminale. Però in tante occasioni la malattia, la debolezza del corpo, si trasforma in “forza”.
Questa doppia visione è quella che offre il regista spagnolo Cesc Gay (Barcellona, 1967) nel suo ultimo film Truman che al Festival del Cinema di San Sebastian è stato premiato attraverso i due suoi bravi protagonisti (“migliore attore”): l’argentino Ricardo Darín e lo spagnolo Javier Cámara.
In questo film Darín interpreta il ruolo di Julián, un attore al quale viene diagnosticato un cancro in fase terminale. Il suo amico Tomás (Cámara) prende un aereo dal Canada, dove lavora come insegnante di matematica all’Università, per poter passare insieme all’amico i suoi ultimi giorni di vita.
E Truman chi è? È il cane che li accompagnerà in questo tratto finale della vita, l’amico fedele di Julián che serve a dare al film qualche tocco divertente e tenero. Ma non pensiate che si tratti di un film drammatico, “strappalacrime”, no!
Truman non è soltanto un bel film sulla vita e sulla morte, piuttosto è un’analisi dei rapporti umani e la mancanza di comunicazione. Talvolta con le persone a noi più care.
Di fronte a una situazione estrema, con un’unica via di sbocco, come è l’annuncio di una morte prematura, i protagonisti mettono a nudo le proprie debolezze e, allo stesso tempo, tutta la propria forza interiore e soprattutto quanto l’amicizia possa segnarci e dare un senso alla nostra esistenza.
Truman è un film recente ma che avrà un lungo percorso: l’anno prossimo nei cinema di tutto il mondo e spero che arrivi presto anche in Italia.
Merita di essere visto anche per la sinergia sul grande schermo tra due grandi attori: Ricardo Darín e Javier Cámara. Senza trascurare la bravura del cane, ovviamente.
Truman, di Cesc Gay
Con: Ricardo Darín, Javier Cámara, Dolores Fonzi, Àlex Brendemühl
Lingua originale: spagnolo
Colonna sonora: Nico Cota, Toti Soler
Produzione: Spagna, Argentina, 2015
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