Il figlio dell'Uomo
Il figlio dell'Uomo sposa la donna. Non sempre però. A volte la mantiene in cambio della soddisfazione dei propri desideri. Per dare sfogo alla libidine, per farsi accudire, governare l'abitazione, cucinare i cibi, approntare gli abiti o più in generale esercitare il potere.
A volte una donna non basta, allora il figlio dell'Uomo ne mantiene diverse, più è alto il suo potere economico maggiore è il numero delle mantenute. Per accrescere la forza del ricatto, il figlio dell'Uomo si orienta verso donne che il destino ha dotato di minore indipendenza, che la società ha relegato in situazioni precarie. Ecco allora che si erge a benefattore, fa il gioco delle tre carte e spaccia per altruismo l'individualismo più egoista, il subdolo istinto di dominio, la prepotenza dell'ingiustizia. Dice: "Io, figlio dell'Uomo, sposo le donne precarie; che vengano a servirmi e avranno una prospettiva, si affidino ai miei capricci e non saranno più chiamate precarie, soddisfino i miei voleri e rinuncino alla dignità di persone".
Per dare maggior credito alle sue parole il figlio dell'Uomo esibisce il potere. Dà pubblico esempio della strafottenza a cui ritiene di aver diritto. Esce nella pubblica piazza e dice: "Io posso. In barba alla legge e al buon senso, voglio che gli aerei passino sotto la mia podestà, che i piloti vengano alle mie dipendenze, che i mezzi di comunicazioni rispondano ai miei interessi, che i giornalisti applaudano le mie sortite gaglioffe, che una schiera di bravi fidati mercenari presidino i miei poderi per le briciole che gli lascio cadere".
Ecco allora il figlio dell'Uomo venire allo scoperto, sicuro ormai dell'effetto ipnotico della sua tracotanza. E il popolo? Il popolo lo segue? E le donne precarie alle quali vuole sottrarre dignità? E gli operatori economici che pure a parole rivendicano autonomia? E i servi borghesi che mastellano dini?
Ma il figlio dell'Uomo non ha tempo per gli interrogativi, Lui va, convinto che niente gli possa essere negato. Fino a quando gli sarà consentito?
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