FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 2
aprile/giugno 2006

Cuore d'Africa

LA POESIA DI MAJA RAZBORŠEK

a cura di Jolka Milič


NEJEVOLJNI POLBOG

Pesnik sila samopašno gospodari
svojim svetovom.
Z eno roko jih pozorno in skrbno dozidava,
z drugo vnemarno razdira.

Z grenkobo in zmagoslavjem
vztraja v pozi
nejevoljnega polboga.

*****

MOJA ZVEZDARNA

Nočna pot varno vije svetlo kačo
z zvezde na zvezdo,
kot po vijugavi, lesketavi lestvi
do Kasiopeje,
sozvezdja severnega neba
z imenom mitološke kraljice.

Vsi bi radi med zvezde.
Dano je le onim,
ki se najmanj dotikajo zemlje.
Samovoljno se zapišem
med izbrance.

*****

SPREHOD S PEGAZOM

Večer spočne največ pesmi:
škrlatna ločnica
med snovnim in sanjami
je najbolj zabrisana.

To je čas,
ko se najraje sprehajam
z nikdar povsem ukročenim
Pegazom.

Njegove vročične oči
me omamljajo in plašijo.
Počivava med okrvavljenimi
večernimi oblaki.

Ob istem izviru
pojiva neznansko nezemsko žejo.
Slednjič mi prišepne,
naj prečrtam nekaj besed.

*****

VRZEL

Vsakdo taji v sebi blodnjak.
Nihče ni tolikanj preprost,
da ga zgladka prehodiš z enim samim čustvom.

In nihče ni dovolj trdno sklenjen v sebi,
da bi ranljiv
ne zeval vrzeli.

Kjerkoli
med puščo
in nepredirnim rastjem.

*****

KRAJEPIS

Leta dolgo na razgrnjeno življenje
krajepisno natančno
vrisujem prisojna pobočja,
smelo prehojena.
In ona druga, osojna,
ki so kot ustvarjena za počasen korak
med premišljevanjem.

Sleherna krivulja,
še tako neznatna zaznamba
nekoliko bolj vboči
pogled vase.

*****

SAMOTNA PEŠPOT

Kot čudna,
ponotranjena menjava letnih časov
se vrstijo obdobja,
ko ne morem
in ko zmorem pisati.

Iz prvih prikrvavim žejna,
iz drugih redkokdaj potešena.

*****

LOVLJENJE RAVNOTEŽJA

Obžalujem vsak nasmeh,
ki sem ga lagala,
čeravno v dobri veri.

Ob sončnih dneh
ljubezen - čez rob prelita -
lahkotno ubira strune.

Samo nespametni
se nadejajo
zgolj sončnih dni.

V sklenjen krog
se dopolni dan dvomečih:
bil je kot življenje.

*****

ZAVETEN PRISTAN

Moj dom
ni v zavetni legi.
Pred burjo in zmrzaljo
ga zaslanjam
s potrpežljivostjo,
z ljubeznijo
in s sanjarijami.

Zidove podpiram
s šibkimi rokami.
Skrbno prikrivam,
da v sebi vse bolj prstenim,
sivim v ogledalu in duši,
pozabljam,
česar ne bi smela pozabiti.

Nemalo se čudim,
kadar mi uspe,
da se moj dom zdi vsem,
in ne le meni,
kot zaveten pristan.

*****

VŠTRIC Z ERATO

Že dolgo živim to ljubezen.
In njena sled
je hrepenenje kot krepost,
je hrepenenje kot slabost.

Obseda me.
Le stežka ji tešem obliko.
Nikdar se mi povsem ne posreči.
Nikdar je do podrobnosti ne dokončam.

Dokler vstopam vanjo kot prvič:
vsa negotova,
karseda oprezna,
nikdar docela domača,
se zdi velika
ljubezen.

Zamižim.
Spričo njenega sija
obstanem,
obnemim.

In hrepenenje opiše krog.

*****

PRETANJENI RAZBOR

Prečim razor,
samo prečim.
Ne trosim semen
v razprto zemljo.

Jutri se vrnem,
se tešim,
s polnimi prgišči,
da nasujem v razor
semen pretanjeni razbor.

IL SEMIDIO CORRUCCIATO

Il poeta governa molto arbitrariamente
i suoi mondi.
Con una mano li costruisce attento e con cura,
con l'altra noncurante li demolisce.

Con amarezza e trionfo
si ostina ad atteggiarsi
a un semidio corrucciato.

*****

LA MIA SPECOLA

Il cammino notturno serpeggia sicuro
e luminoso di stella in stella,
come inerpicandosi per una scala tortuosa
e scintillante fino a Cassiopea,
la costellazione del cielo del nord
dal nome della mitica regina.

Tutti vorrebbero salire tra le stelle.
È concesso solo a coloro
che sfiorano appena appena la terra.
M'iscrivo arbitrariamente
tra gli eletti.

*****

PASSEGGIATA CON PEGASO

La sera genera il maggior numero di poesie:
la scarlatta linea di demarcazione
tra il concreto e i sogni
e quasi impalpabile.

E il momento in cui
amo soprattutto passeggiare
con Pegaso,
mai domato completamente.

I suoi occhi febbrili
mi affascinano e spaventano.
Riposiamo tra le nuvole
sanguigne della sera.

Alla stessa fonte
abbeveriamo l'immensa sete ultraterrena.
Alla fine mi suggerisce
di cancellare qualche parola.

*****

LACUNA

Ognuno cela in sé un labirinto.
Nessuno è così semplice da poterlo
percorrere agevolmente con un unico sentimento.

E nessuno è abbastanza solido in se stesso
da non scoprire nella sua vulnerabilità
qualche lacuna.

Dovunque
tra terre squallide
e l'impenetrabile vegetazione.

*****

TOPOGRAFIA

Da parecchi anni sulla vita spiegata
con precisione topografica
traccio solari pendii,
coraggiosamente percorsi.
E quegli altri - ombrosi -
che sembrano creati per un passo lento
incline alla meditazione.

Ogni curva
o pressoché irrilevante annotazione
volge un po' più lo sguardo
nel proprio intimo.

*****

SENTIERO SOLITARIO

Come uno strano
e interiorizzato alternarsi di stagioni
si succedono i periodi
in cui non posso
e in cui riesco a scrivere.

Dai primi esco sanguinante e assetata,
dai secondi raramente appagata.

*****

RICERCA DI EQUILIBRIO

Rimpiango ogni sorriso
che ho simulato,
anche se in buona fede.

Nei giorni di sole
l'amore - straripando oltre l'orlo -
pizzica dolcemente corde armoniose.

Soltanto gli sciocchi
si aspettano
solo giornate di sole.

In un cerchio si congiunge
il giorno dei dubbiosi:
essendo stato come la vita.

*****

APPRODO AL RIPARO DAI VENTI

La mia casa
non è situata al riparo dai venti.
La proteggo
dalla bora e dal gelo
con la pazienza,
con l'amore
e le fantasticherie.

Sostengo i muri
con le mie deboli braccia.
Dissimulo con cura
che dentro di me sono sempre più terrea,
divento grigia nello specchio e nell'anima,
dimentico
ciò che non dovrei dimenticare.

Oltremodo mi stupisco
quando riesco
a far credere a tutti gli altri
e non solo a me stessa
che la mia casa è un approdo sicuro.

*****

DI PARI PASSO CON ERATO

Già da un pezzo vivo questo amore.
E la sua traccia
e il desiderio come virtù
e il desiderio come debolezza.

Mi ossessiona.
Plasmo a fatica la sua forma.
Non mi riesce mai perfettamente.
Non lo finisco mai fin nei minimi particolari.

Finché non entro in esso come la prima volta:
piena d'incertezza,
con estrema cautela,
mai del tutto a mio agio,
sembra un grande
amore.

Chiudo gli occhi.
Di fronte al suo splendore
mi fermo,
ammutolisco.

E il desiderio descrive il suo cerchio.

*****

RAFFINATA SELEZIONE

Attraverso i solchi,
solo li attraverso.
Non spargo i semi
nella terra aperta.

Domani ritorno,
mi consolo,
con le mani colme,
per spandere nei solchi
una scelta raffinata di sementi.




POESIA: UN MONDO DALL'INFINITO MISURATO
di Maja Razboršek

La poesia non è una descrittrice del mondo; almeno non letteralmente. La poesia è un mondo autonomo e parallelo. Un mondo con il suo creatore: il poeta. Un mondo di estensioni note o perlomeno intuite. Un mondo dall'infinito misurato. E un mondo con norme singolari, tra cui la più evidente è la libertà. Il poeta è un libero tessitore, legato solo a se stesso e alla sua patria: la poesia. Non di rado si oppone ai critici. Talvolta confonde gli storici letterari nel suo tempo e in quello successivo, quando la sua poesia sopravvive a lui. Niente di strano, visto che si pone da solo e arbitrariamente i confini, allargando o restringendo a capriccio il proprio spazio. Talvolta fa disperare i linguisti con le sue innovazioni e mette in difficoltà i traduttori, quando è intraducibile. Anche lui stesso a volte non si sente a proprio agio. Nei periodi d'ispirazione è troppo febbrile, quando non scrive, è insoddisfatto. Perciò scrive ogni volta che può. Costruisce e abbatte il proprio mondo. Scrive poesia. Non è necessario che riempia le poesie con una serie di immagini, è più importante che i suoi versi le suscitino. Mette in moto il meccanismo dell'immaginario mondo interiore e il lettore si ritrova: sia dentro la sua personale esperienza, o permette a una manciata di parole di sussurrargli segreti, conoscenze o sensazioni che finora non ha mai assaporato.
Il lettore è un visitatore nel mondo del poeta - e allo stesso tempo nel suo. Il lettore entra e contemporaneamente ritorna. S'incammina per una qualsiasi delle innumerevoli strade che conducono alla poesia. Alla poesia non porta mai una sola via; fuori dalla poesia non porta mai una sola possibilità d'intendere, e mai si riesce completamente a uscirne. Siamo sempre un po' nella poesia e la poesia è sempre un pochino in noi.
La poesia non ha lettori numerosi, ma fedeli. Anche se fossero numericamente una minoranza trascurabile, meriterebbe scrivere proprio per loro.

(traduzione dallo sloveno di Jolka Milič)




Maja Razboršek MAJA RAZBORŠEK

Maja Razboršek è nata nel 1959 a Ljubljana. Vive sul Carso con la sua famiglia e lavora come bibliotecaria. Ha pubblicato due raccolte di poesia: Ranjeni papir - La carta ferita (edizione bilingue), 1995, e Pretanjeni razbor (Raffinata selezione), 2000. Suoi testi sono presenti in raccolte di più autori: Oktava (Ottava), 1990; V skrivne stran poti - On a secret solitary path - Per segrete strade solitarie (edizione trilingue), 1998; Iz zlatega čolna (Dalla barca d'oro), 1999 e Cinque / Pet, scelta di cinque poeti del Litorale sloveno, con testi a fronte, 2003.

jolka.milic@siol.net